Margaret Bourke-White nasce nel Bronx il 14 Giugno 1904 ed è stata un personaggio straordinario in quanto in quanto: è stata la prima donna corrispondente di guerra, nel corso di cinquant’anni ha realizzato per la rivista Life reportage unici dall’Unione Sovietica di Stalin, dal fronte della Seconda Guerra Mondiale, dall’India di Gandhi, dalla guerra di Corea e dalle miniere del Sudafrica.
Durante il college scopre la fotografia e a poco più di vent’anni inizia la sua carriera fotografica, specializzandosi nella fotografia industriale manifestando una personalità coraggiosa ed indipendente che le consente di spingersi nelle zone più pericolose degli stabilimenti pur di ottenere la miglior inquadratura possibile.
E’ la prima fotografa a dare un’interpretazione artistica della fotografia industriale, non dimentichiamoci che sono gli anni a cavallo della grande depressione e l’industrializzazione era vista come una via d’uscita verso il progresso ed il benessere.
Con spirito pionieristico Margaret Bourke-White, durante i primi anni trenta realizza reportage unici per la rivista americana Fortune, sia nelle industrie tedesche che in quelle sovietiche. E’ il primo fotografo occidentale autorizzato a scattare foto in URSS.
Viene ricordata specialmente per il suo viaggio nelle campagne americane devastate da siccità e miseria intrapreso durante la Grande Depressione con lo scrittore Erskin Caldwell (nonché suo secondo marito). Il frutto di questo viaggio sarà il volume “You have seen their faces”, un libro fotografico di grande successo, ma contestato da molti che accusano gli autori di aver mitigato una realtà ben più drammatica di come è rappresentata.
Nel 1935 inizia a collaborare con la rivista americana Life che le dedica la prima copertina e negli anni seguenti invia Margaret in Europa per documentare l’avanzata del nazismo e l’imminente inizio della guerra. Realizza per Life servizi fotografici eccezionali dall’Unione Sovietica, tra i quali il bombardamento aereo dei tedeschi su Mosca nel 1941 (fotografato dalla stessa Margaret dal tetto dell’ambasciata americana) ed il primo ritratto non ufficiale di Stalin.
E’ stata la prima donna della storia a diventare fotoreporter di guerra e, con lo spirito pioneristico che la contraddistingue, non esita a partecipare ad operazioni di pattugliamento dei cieli e dormire in trincea per fotografare campi di battaglia, ospedali, bombardamenti aerei. Ma, soprattutto, documenta l’arrivo degli americani nel campo di concentramento nazista di Buchenwald nel 1945, momento relativamente al quale scrive “Fu quasi un sollievo poter usare la macchina fotografica: interponeva una sottile barriera tra me e l’orrore che avevo davanti agli occhi”
Dopo la guerra viene inviata, sempre per Life, a documentare la nascita della nuova India e la divisione dal Pakistan: Margaret Bourke White è l’ultima persona ad intervistare Gandhi e a fotografarlo in una delle sue immagini più famose.
All’inizio degli anni Cinquanta è considerata ormai fotografa di fama mondiale.
Negli Stati Uniti si dedica alla fotografia aerea, e per i suoi ultimi servizi da fotoreporter viene inviata in Corea alla fine della guerra e poi in Sudafrica, dove scende nelle miniere d’oro per fotografare le terribili condizioni di lavoro dei minatori di Johannesburg.
In questi anni inizia a soffrire di morbo di Parkinson e maneggia con crescente difficoltà la macchina fotografica. Nonostante il suo approccio coraggioso ed ottimistico alla malattia, nel 1957 firma il suo ultimo reportage per Life ed è costretta ad abbandonare la macchina fotografica.
Negli ultimi anni si dedica alla scrittura e nel 1963 pubblica l’autobiografia “Il mio ritratto” che si rivela un bestseller. Muore a seguito di una caduta accidentale nel 1971, a 67 anni.